West Africa Corporation: il Direttore Samuel Colombo intervista Mario Mantovani, ex vice-Presidente di Regione Lombardia

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Samuel Colombo, Amministratore Delegato della West Africa Corporation, società media con sede legale a Londra e sede operativa in Africa occidentale nonché Direttore del giornale online di approfondimento, intervista Mario Mantovani.

Mario Mantovani è un politico e imprenditore italiano, già Vicepresidente di Regione Lombardia nonché assessore alla sanità, Sottosegretario di Stato alle infrastrutture nel Governo Berlusconi IV, Senatore della Repubblica, Sindaco di Arconate e Parlamentare Europeo.

La mattina del 13 ottobre 2015, atteso a Palazzo Lombardia per aprire i lavori della «Giornata della Trasparenza», viene arrestato con l’accusa di abuso d’ufficio, turbativa d’asta, corruzione e concussione per aver truccato gare d’appalto relative al trasporto di pazienti dializzati, all’edilizia scolastica e alle case di riposo e per aver fatto pressioni per far assumere persone a lui vicine; i fatti sarebbero stati commessi fra il 6 aprile 2012 e il 30 giugno 2014, quando Mantovani era Senatore, Sindaco di Arconate e poi Assessore alla Salute della Lombardia. Il giorno seguente Mantovani, per voce del suo avvocato, si dichiara estraneo ai fatti che gli vengono contestati e si autosospende dalla carica di vice-Presidente della giunta lombarda. Il 23 novembre gli vengono concessi gli arresti domiciliari dopo 40 giorni di carcere. Il 14 aprile 2016 torna in libertà per una questione di termini scaduti e il 3 maggio fa ritorno nell’aula del consiglio regionale. Nel frattempo è partito il lungo iter processuale.

La West Africa Corporation lo ha raggiunto negli uffici della Regione per approfondire il caso.

Dott. Mantovani è corretto quanto riportato da Wikipedia sul suo conto?

Sì, in linea generale.

Se c’è da fare qualche ulteriore specifica.. dica pure..

Non ero Senatore dal 2013, perché io mi sono dimesso nel 2013 da Senatore. Essendo stato eletto sia in Senato che in Regione Lombardia entro i tre mesi (90 giorni) previsti ho optato per Regione Lombardia. Inoltre la liberazione è avvenuta non per una scadenza termini ma perché non è stata rispettata la legge nel deposito dell’ordinanza del Tribunale del Riesame.

Dunque, ci può fare un breve aggiornamento.. A che punto siamo con il processo?

Quanto è accaduto ha ovviamente cambiato la mia vita e quella della mia famiglia. Non eravamo preparati ad un evento di questo tipo anche perché ritengo di non essermelo meritato. Ho sempre svolto una vita molto rispettosa di norme e leggi. Ho cresciuto due figli insieme a mia moglie secondo i valori della miglior tradizione cattolica e della laboriosità lombarda. Trovarsi una mattina alle 6 dieci persone che vengono in casa tua con una carta firmata da un giudice che limita la libertà credo sia uno dei gesti più sconvolgenti che possa fare un Paese civile. Dico sconvolgenti perché capirei l’adozione di una misura così drastica in presenza di una flagranza di reato; nel mio caso si parla di un arresto avvenuto dopo oltre un anno dalla richiesta e oltretutto dopo un’indagine durata ininterrottamente quattro anni.

Sono tre gli elementi per poter arrivare ad un provvedimento di limitazione della libertà: possibilità di inquinare le prove, fuga, reiterazione di un reato. A distanza di un anno dalla richiesta è possibile che sussistano tutte e tre? Avrei potuto fuggire, avrei potuto reiterare il reato, avrei potuto inquinare qualsiasi prova.

Il 14 aprile 2016 sono stato liberato non per una scadenza termini ma perché un giudice non ha rispettato la legge nel deposito dell’ordinanza del Tribunale del Riesame; sono così tornato in Consiglio Regionale perché mi sento assolutamente sereno per poter riaffrontare quello che i cittadini mi hanno conferito, la fiducia che mi hanno dato eleggendomi nel Consiglio Regionale della Lombardia.

A che punto è il processo? Ho chiesto il giudizio immediato evitando tutto ciò che poteva far perdere tempo; a quasi due anni di distanza siamo solo alle prime battute.

Dott. Mantovani, ora non siamo qui a parlare dei dettagli dell’accusa. Queste cose lasciamo che vengano discusse nelle aule dei tribunali. Cerchiamo solo di capire chi è lei e che cosa le è successo e le sta succedendo in questa particolare fase della sua vita. Come ha vissuto e come sta tuttora vivendo in questo periodo.. Iniziamo.. Chi è Mario Mantovani per lei? Alla mattina quando si guarda allo specchio cosa vede? Se guarda alla sua vita cosa vede?

In parte ho già risposto. Comunque quando mi alzo al mattino, mi guardo allo specchio e, avendo deciso di riprendere l’attività politica proprio per non venir meno alla fiducia espressa dai miei concittadini, mi chiedo talvolta perché proseguire ancora. Però continuo per una battaglia di civiltà. Per evitare che accada ad altri quanto successo a me. Lo faccio per i 25 mila innocenti che in questi ultimi vent’anni sono stati incarcerati ingiustamente: vuol dire 25 mila famiglie distrutte. Lo faccio perché non vorrei che i miei figli avessero in futuro a che fare con un Paese che in tema di civiltà ha ancora molto da imparare. La carcerazione preventiva, in pratica, per chi è innocente, è solo una tortura.

Perché per alcuni media è considerato un ‘Faraone’ e per altri un ‘Santo’. Cosa c’è di vero o di strumentale in tutto questo?

“Il Faraone” è un’espressione che fa parte dei giornalisti del fango; alcuni si trovavano fuori da casa mia il 13 ottobre del 2015 con le telecamere, informati da chissà chi…e questo a proposito di processi mediatici. La mia storia invece è quella di un insegnante prima e poi di imprenditore, avendo fondato imprese che oggi danno lavoro a circa 1200 persone. Ritengo di aver fatto nella mia vita qualcosa di positivo, raggiungendo anche risultati ragguardevoli e forse per questo continuo a raccogliere la fiducia  e la stima di tanti. I pochi delatori sono invece animati solo dal sentimento peggiore  dell’uomo che è l’invidia sociale.

Lei si considera una vittima della Magistratura?

Io mi considero vittima di un sistema che talvolta non funziona: se si fossero approfondite meglio le questioni, sicuramente non saremmo a questo punto.

Secondo lei quanto durerà il processo? Anni?

Mediamente un processo in Italia dura dai 5 ai 9 anni. Mi auguro che il mio finisca presto.

Come ha vissuto i suoi ‘40 giorni di deserto’ in carcere?

Ho cercato di dare un senso: mi sono reso conto che c’erano persone sole e abbandonate e ho così dato loro una mano.

Quali sono stati i pensieri ricorrenti durante la sua detenzione in carcere. Cosa le passava continuamente per la testa?

Ovviamente il tema della famiglia che vedevo umiliata senza ragioni. Mi preoccupava molto non sapere cosa potessero pensare i miei figli. Poi invece è stata la cosa che più mi ha dato soddisfazione perché li ho trovati ancora più forti nel rapporto padre-figli.

I giornali hanno riportato che durante la sua permanenza in carcere c’è stato un via vai notevole. Non è consueto. Di solito quando qualche politico viene arrestato c’è un fuggi fuggi e la gente prende le distanze. Nel suo caso così non è stato. Come lo spiega?

Segno che nessuno si è vergognato di me. Tutti erano convinti della mia serenità e della mia innocenza che spero venga riconosciuta anche da una sentenza favorevole. Sono grato ai parlamentari e consiglieri regionali che ho incontrato in quelle settimane, ma anche e soprattutto ai migliaia di amici che mi hanno scritto in quei momenti terribili.

Mi dica la prima cosa che voleva fare non appena uscito dal carcere..

Riabbracciare i miei familiari.

Come ha trovato la forza di affrontare ciò che ha dovuto affrontare e chi le ha dato la forza di reagire?

Devo dire la tranquillità d’animo, il fatto di essere certo di non aver commesso nulla di cui sono accusato.

Che cos’è per lei la Libertà?

La Libertà è come l’aria che si respira. Ci si rende conto della sua importanza quando manca.

Lei crede indubbiamente come ha fatto più volte notare nel valore della famiglia. Con tre parole (aggettivi) mi faccia capire in cosa ha educato i suoi figli, che cosa ha sempre cercato di trasmettere loro.. solo tre parole…

Rispetto, generosità e Timor di Dio.

Mi dica qual è il più grande e bel ricordo che ha della sua vita..

La  nascita dei miei figli. Sono stati momenti meravigliosi.

E la cosa che l’ha ferita di più, il suo peggior ricordo?

La morte di una mia giovane sorella.

Se potesse tornare indietro, ripercorrerebbe tutto o modificherebbe qualcosa?

Rifarei tutto quello che ho fatto di cui sono ampiamente soddisfatto ed orgoglioso. Non cambierei proprio nulla della mia vita: credo di aver sempre agito nel rispetto delle leggi e della convivenza civile.

Che messaggio vuole lanciare a tutti coloro che sono accusati ingiustamente, che vivono il carcere ingiustamente per via della carcerazione preventiva, a tutti coloro che si sentono soli, coloro che si sentono disprezzati da un mondo che giudica senza sapere, che punta il dito non conoscendo. Io non sono qui a dire che lei è innocente o colpevole, questo lo lascio ai giudici. Sono solo qui a dire che molte volte giudichiamo una persona per partito preso, perché prevenuti da una politica che oggi, mi perdoni ma è vero.. è sempre più marcia. Io ritengo però sia giusto che ognuno di noi si faccia un’esame di coscienza, un ‘mea culpa’ piuttosto che puntare sempre il dito e cercare ad ogni costo un colpevole da mettere al rogo per appagare la nostra sete di vendetta. Solo l’Amore potrà liberarci. Gesù perdonava i pubblicani, le prostitute, si contornava degli ultimi, di coloro che per la società non contavano nulla. Difendeva la verità, la giustizia. Era uno che dava fastidio. Un ribelle da mettere in croce. Noi invece giudichiamo e pretendiamo. Noi uccidiamo le persone con le parole. Molte volte può far più male una lingua ‘biforcuta’ che una lama tagliente..

Dopo questo spunto di riflessione.. a lei la parola Dott. Mantovani..

E’ una riflessione che condivido. Spesso le chiacchiere ed il livore uccidono più di tante spade, ferendo le persone in modo profondo. In merito alla politica, definita da lei “marcia”, vorrei offrire un ulteriore spunto. Gli attuali parlamentari sono stati infatti tutti eletti attraverso un processo democratico. Quindi la responsabilità dell’attuale situazione è di tutti, dei cittadini elettori, ma soprattutto chi lavora nelle istituzioni e serve lo Stato. Anche il mondo del giornalismo dovrebbe riflettere: oggi una cattiva informazione è peggio di una cattiva politica.

E un ultimo, un piccolo messaggio da lanciare a coloro che sono accusati ingiustamente..

Trasformare la rabbia in una grande forza di libertà e verità.

 

Samuel Colombo, Amministratore Delegato e Fondatore della West Africa Corporation, società media con sede legale a Londra e sede operativa in Africa occidentale, proprietaria di un giornale online internazionale di approfondimento di cui è Direttore, di un blog e presto di un magazine e una web-tv. Artista internazionale emergente, cantante e compositore di origini italiane. Fondatore e Presidente della ‘Solidarity’, organizzazione volontaria che opera in Sierra Leone a sostegno della vita e impegnata a ridurre il tasso di mortalità dei bambini 0-5 anni. Laureato in comunicazione con Master all’Università IULM di Milano da sempre appassionato di politica e impegnato a diffondere messaggi positivi, di speranza e a sostegno della verità.


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Posted on 04/05/2017 in State Of Play

Written by Samuel Colombo

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