Bergoglio: “Gesù si è fatto serpente”

Pope Francis leaves after laying a wreath at the grave site of  the Turkish republic founder, Mustafa Kemal Ataturk, inside the Ataturk Mausoleum in Ankara, Friday, Nov. 28, 2014. Pope Francis arrived in Turkey on Friday at a sensitive moment for the Muslim nation, as it cares for 1.6 million refugees and weighs how to deal with the Islamic State group as its fighters grab chunks of Syria and Iraq across Turkey's southern border. (AP Photo/Markus Schreiber)

BY SAMUEL COLOMBO

La salvezza viene solo da Cristo in croce, non dalla nostra buona volontà, non dalle idee. Chi non guarda la croce con fede, riconoscendo che Gesù si è fatto peccato per guarirci dal peccato, non riceverà la salvezza e morirà nei suoi peccati.

Lo ha sottolineato Bergoglio nell’omelia della messa del mattino celebrata il 4 aprile 2017 a Casa Santa Marta commentando il Vangelo e la prima lettura proposta dalla Liturgia.

Il serpente di bronzo – continua Papa Francesco – sopra un’asta che Dio fa costruire a Mosè perché chi è morso dai serpenti del deserto guardandolo possa guarire, è un segno della croce di Cristo, una profezia. Gesù si è fatto serpente, si è fatto peccato, e si è fatto innalzare nella croce.

Ma analizziamo queste parole.

E’ vero, la salvezza viene solo da Cristo ma senza la nostra buona volontà di metterci in cammino, di seguirlo, senza la nostra libera volontà di accoglierlo, come possiamo accettare la sua salvezza? Dio infatti ci ha fatto il più grande dono, quello del libero arbitrio. Spetta a noi decidere da che parte stare. Spetta a noi scegliere quale via percorrere. Se quella del Bene o del Male. Ecco perché è importante la nostra volontà. Dipende tutto dalla nostra volontà. Perché noi nasciamo uomini liberi. Siamo uomini liberi. E in quanto tali siamo liberi di scegliere. Abbiamo una volontà libera di decidere in cosa credere e quali azioni compiere.

Dio ci rende liberi. E’ il peccato a renderci schiavi.

E ancora, le Sacre Scritture parlano di un Dio fatto uomo che ha preso su di sé il peccato del mondo ed è morto in croce per la salvezza degli uomini. Da nessuna parte si parla di un Dio che si è fatto peccato. Gesù, il Dio fatto uomo è morto in croce per liberarci dal peccato. Per liberarci dalla morsa del serpente che fin dai tempi di Adamo ed Eva ha rappresentato il Male, la tentazione.

Infatti anche Papa Francesco nella stessa omelia spiega il significato corretto del serpente dicendo: «Il serpente è il simbolo del cattivo, è il simbolo del diavolo: era il più astuto degli animali nel Paradiso terrestre. Perché il serpente è quello che è capace di sedurre con le bugie, è il padre della menzogna. Il serpente è il padre del peccato, quello che ha fatto peccare l’umanità» 

Ma ora guardiamo al brano dell’Antico Testamento (Numeri, cap. 21) commentato da Bergoglio. Eccolo di seguito.

Il serpente di bronzo

[4]Poi gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. [5]Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: “Perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero”. [6]Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d’Israeliti morì. [7]Allora il popolo venne a Mosè e disse: “Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti”. Mosè pregò per il popolo. [8]Il Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita”. [9]Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.

Fonti di teologia in disaccordo con quanto detto da Papa Francesco dichiarano quanto segue in merito all’analisi ed interpretazione del sopracitato brano.

Forse ci saremmo aspettati che Dio decidesse di uccidere immediatamente tutti i serpenti. Sarebbe stato tutto più rapido ed efficace.

Niente affatto.

Dio non toglie di mezzo i serpenti che mordevano e affliggevano quella Regione dove attualmente stava il Popolo d’Israele, ma chiede a Mosè di farlo diventare un ricordo perenne dinanzi agli occhi del Popolo.

Il morso del serpente è il morso della sofferenza, della paura, dell’angoscia, del velenoso peccato.

Se tu offri a Dio questa tua sofferenza, se tu riconosci umilmente questo bisogno di amore, questo bisogno di essere guarito, Dio arriva in tuo soccorso, Dio ti dona la salvezza.

Ecco che Dio chiede a Mosè di innalzare un serpente di bronzo così che coloro che erano stati morsi dai serpenti velenosi di quella regione volgendo lo sguardo al serpente di bronzo innalzato da Mosè si sarebbero salvati.

Dio con il serpente di bronzo vuole rappresentare il peccato vinto.

Il serpente di bronzo rappresenta la vittoria del Bene sul Male. Il serpente di bronzo innalzato rappresenta il serpente che non ha più alcun potere sull’uomo.

Attenzione a non travisare la Sacra Scrittura.

Gesù rappresenta non il peccato, non il serpente come detto da Papa Francesco. Rappresenta l’agnello immolato.

Gesù non rappresenta il peccato. Con la sua morte in croce vince il peccato. La sua morte diventa salvezza per gli uomini.

Bergoglio dice che anche San Paolo ha pronunciato quella frase riferendosi a Gesù. In 2Corinzi 5, 21 infatti leggiamo: “Dio lo fece peccato in nostro favore”.

In realtà questa frase nel corso degli anni è stata modificata nella Bibbia. Prima la frase tradotta dal greco diceva: “Dio lo trattò da peccato”.

Perché questa modifica all’interno della Bibbia che rischia di dare un’interpretazione diversa di ciò che in realtà è?

In Romani 8, 3 San Paolo infatti precisa che Dio ha inviato il Figlio non con la «carne di peccato» né con il «peccato» in quanto tale, ma «in somiglianza di carne di peccato» (en homoiômati sarkos hamartias). Cioè Dio ha mandato suo figlio che si è fatto uomo. L’uomo in quanto tale nasce con il peccato originale e tende al peccato. Per quello si dice “in somiglianza di carne di peccato”. Perché Dio fattosi uomo apparentemente poteva essere visto come un peccatore anche se in realtà non lo era.

Romani 8, 3 infatti dice: “Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne”.

L’amore divino fa sì che la seconda persona della Santissima Trinità, il Verbo Figlio di Dio Padre, prenda la nostra carne, e cioè la nostra condizione umana, eccetto il peccato.

Attenzione a non travisare quanto detto da San Paolo.

San Bernardo inoltre giunge ad affermare che il Padre non sapendo come esprimere tutto il suo amore, mandò il suo Figlio nel mondo, come un “sacco” pieno di misericordia, che “si ruppe” sulla croce per versare su tutti e per sempre la sua misericordia.

Con il peccato dei nostri progenitori avevamo perso l’amicizia con Dio e si era chiusa la via del Cielo. Ma “Dio ci ha amato e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10). Gesù Cristo si è fatto carne – si è fatto uomo – per salvarci riconciliandoci con Dio. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna ” (Gv 3,16). ” In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui” (1Gv 4,9). Catechismo della Chiesa Cattolica, 456-459.

FONTI:

VIDEO: OMELIA DI PAPA FRANCESCO A SANTA MARTA DEL 4 APRILE 2017

VIDEO: IL CROCIFISSO E’ SIMBOLO DI SALVEZZA, NON SOLO UN DISTINTIVO

LA SANTA SEDE. PAPA FRANCESCO: MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE

IL PECCATO DEI NOSTRI PROGENITORI – CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

E’ GESU’ CHE PASSA

IL MINISTERO DELLA RICONCILIAZIONE


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Posted on 07/04/2017 in State Of Play

Written by Samuel Colombo

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