TRAGEDIA A FREETOWN. West Africa Corporation sul luogo dove hanno perso la vita 500 persone

frana-freetown-sierra-leone

BY VIVIAN COLOMBO

Trovarsi a Regent, Freetown (Sierra Leone) dove il 14 agosto è caduta la frana che ha distrutto un intero villaggio è un’emozione che strappa ogni parola, un impatto così forte che solo la preghiera può riempire quel senso di vuoto che si prova.

Tutto distrutto, tutto sepolto sotto cumuli di terra, fango, pietre, legno, lamiere: ciò che resta della vita di un intero villaggio di circa 400 case e 800 abitanti tra donne, uomini e bambini.

Appena sono arrivata ai piedi della montagna franata, al villaggio ormai fantasma, silenzio. Un silenzio che si libera solo in una grande preghiera comunitaria, in canti che arrivano dritti al cuore in ricordo di tutte quelle persone strappate alla vita in dieci minuti come raccontano alcuni testimoni.

Dieci minuti alle 7,00 del mattino del 14 agosto in cui la frana ha seppellito un intero villaggio.

La sua forza è stata così distruttiva anche per la grande portata d’acqua che si portava dietro.

Un fiume di acqua, fango, pietre che ha distrutto corpi trascinandoli fino a valle.

Un fiume di acqua, fango, pietre che ha martoriato corpi, staccando gambe, braccia.

Un fiume di acqua, fango, pietre che in dieci minuti ha portato via sogni, desideri, sorrisi.

Un fiume di acqua, fango e pietre che ha spento per sempre l’infanzia di tanti bambini che adesso mi piace pensare siano tanti Angeli nel cielo.

Mentre mi unisco alla preghiera comunitaria sento voci della sicurezza che annunciano l’arrivo dell’ex Presidente della Nigeria e il Presidente in carica della Sierra Leone.

Anche loro sono arrivati sul luogo della tragedia a pregare per tutte le anime che si sono spente.

Sono arrivati per incontrare i superstiti, coloro che hanno perso i propri cari.

Un incontro semplice, umile, lontano dai riflettori.

In questi momenti dolorosi non conta la propria carica ma il cuore, il saper ascoltare e comprendere con il cuore. Il far sentire la propria vicinanza, il proprio sostegno.

Mentre stavo lasciando il luogo della tragedia mi si avvicina una donna, le si leggeva il dolore negli occhi. La sua nipotina che si trova ora a Kabala, un altro Paese della Sierra Leone, ha perso i genitori, anche loro morti la notte del 14 agosto. Una bambina che come tanti bambini orfani ha bisogno di aiuto, di un supporto morale ed economico.

Infatti, basta arrivare nel centro di Regent per vedere file di uomini, donne e bambini che aspettano la propria razione di cibo giornaliera.

La Polizia locale provvede alla distribuzione dei beni di prima necessità.

Per raccontare ciò che è stato non basteranno mai le parole perché di fronte ad una tragedia così grande solo il cuore di chi ha visto, sentito o vissuto quegli attimi può trasmettere quello che è stato di quella notte di morte e dolore.


Share the Story
Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedInPin on PinterestEmail this to someone

Posted on 28/08/2017 in Never Lose Hope

Written by Samuel Colombo

Back to Top