Sorella sotto ingiusto processo. Fratello scrive lettera alla Giudice Rosa Muscio. Riuscirà ad aprirle il cuore?

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Cara Giudice Rosa Muscio,

sento nel profondo del mio cuore la necessità di scriverle questa lettera. Forse non dovrei. Forse dovrei sentire l’Avvocato prima. Ma io credo che ciò che viene dal cuore non è mai sbagliato. Forse certe volte può essere azzardato. Ma mai sbagliato.

Mi chiamo Samuele Colombo, in arte Samuel Colombo e sono un artista internazionale emergente, cantante e compositore. Amministratore Delegato e Direttore Generale della West Africa Corporation, società media con sede legale a Londra e sede operativa a Freetown, Sierra Leone, proprietaria di un giornale online, un blog e presto di un magazine e una web-tv.

Sono altresì Fondatore e Presidente della ‘Solidarity’, associazione volontaria che opera in Sierra Leone dal 2014 impegnata a diminuire il tasso di mortalità dei bambini 0-5 anni e volta a difendere la vita in tutte le sue forme.

Nostro ultimo progetto è la gestione e lo sviluppo di un Orfanotrofio a Bo dopo aver firmato una partnership con la Caritas Bo e il Vescovo Most. Rev. Charles Campbell.

Ma è inutile che le dico quello che lei già conosce.

Dunque perché scriverle questa lettera?

Non le scrivo perché temo il suo giudizio.

No, assolutamente.

L’unico giudizio che temo è quello di Dio.

Un Dio che non ci ha mai abbandonato e sebbene abbiamo passato momenti difficili ci ha sempre sostenuto, protetto, difeso.

Le scrivo perché in primis voglio spiegarle la motivazione del mio precedente articolo (clicca qui per leggere l’articolo), parlare con lei del caso oltre che riflettere sul ‘modus operandi’ che tiene diverse volte la Giustizia italiana.

Il mio precedente articolo voleva essere una provocazione fatta in buona fede affinché lei capisse l’esigenza di ciascun italiano di essere giudicato sempre secondo criterio.

Non spetta a me insegnarle il lavoro né giudicarla.

Ma se gli italiani si sentono sempre più sfiduciati è anche in parte colpa di un certo modo di giudicare che molte volte purtroppo non rispetta i principi e i valori fondamentali.

Alcune volte infatti si giudica per scompartimenti, per preconcetti, per partito preso, per ragioni politiche.

Ma dobbiamo invece considerare sempre ogni caso diverso da un altro.

Non possiamo permetterci di essere prevenuti.

Non dobbiamo mai perdere la bussola.

Dobbiamo sempre giudicare con imparzialità.

Dobbiamo sempre lottare per la verità. 

Dobbiamo sempre batterci per ciò in cui crediamo, per ciò che è giusto rispettando sempre quei valori per i quali hanno sacrificato la loro vita due esempi come Falcone e Borsellino.

Io non sono nessuno per giudicare il suo operato. E infatti non mi permetto di farlo. Ma lei ha un importante compito da svolgere e quando vengono commessi degli errori come può essere quello di aver espresso un giudizio prevenuto sulla Sierra Leone che probabilmente non conosce, è giusto farlo presente e non nasconderci dietro il fatto che i giudici non sbagliano mai.

Sa quante volte io sbaglio?

L’importante è avere sempre la capacità ma soprattutto l’umiltà di riconoscerlo e migliorarsi giorno dopo giorno.

Solo così si può crescere in spirito.

Solo così si può crescere moralmente.

Solo così possiamo diventare persone migliori.

Non usare la nostra posizione per colpire ma per servire.

Vede, io non sono un attaccabrighe. Ma non sono neanche come i tanti che magari le stanno intorno e la riveriscono.

Non sono questi i veri amici.

Anzi spesso e volentieri capita che questi stessi che lei ritiene amici sono i primi a consigliarla su una strada sbagliata.

E ce ne sono tanti di falsi amici a questo mondo, purtroppo. Persone che per interesse ti usano, ti sfruttano e poi quando non servi più, quando non ricopri più certi ruoli di potere sono i primi ad abbandonarti.

Il mio intento rimane comunque solo quello di cercare di aprirle il cuore perché sono sicuro che gli occhi li sta già aprendo.

A questo punto infatti sono sicuro che si è fatta delle domande.

Non voglio credere che lei in quanto donna sia insensibile a delle violenze che un’altra donna ha subìto per lungo tempo. Violenze che poi di rimando a livello psicologico si sono abbattute su delle piccole creature, Sarah e Chiara, che piuttosto che di uno psicologo chiedono che la loro mamma le difenda, le protegga e si prenda cura di loro. Come del resto sta facendo (clicca qui per leggere l’intervista alla sorella Viviana Colombo fuggita in Africa per salvare la sua vita e quella delle bambine).

Ora io dico: non può essere che forse è stato dato un giudizio troppo affrettato?

Chiunque può commettere errori e ricredersi.

Si fa sempre in tempo a cambiare rotta.

Provi a pensare..

Se Viviana, sebbene le pesanti pressioni che continuamente riceve..

Sebbene i provvedimenti che lei stessa Giudice ha emesso contro di lei, cioè contro la vittima invece che a tutela della vittima (ad esempio il fatto di pagare a partire da Settembre 2017 la somma di 150 euro al giorno al suo ex marito Claudio Ratti dopo tutto quello che Viviana ha dovuto subire e dopo che lui ha usato violenza contro di lei in diverse occasioni)..

Sebbene il rischio reale di non poter tornare più in Italia, nella sua casa e non poter più rivedere i suoi familiari, i suoi parenti, amici in quanto non tutelata..

Sebbene tutto questo Viviana non è ancora tornata..

Dunque ci sarà un motivo.. non crede?

Viviana come può vedere è disposta a perdere tutto ma non il bene prezioso, il bene più caro, l’unica ragione di vita, l’unica ragione del suo battersi continuamente.

È disposta a perdere tutto ma non le sue figlie. Specie se lasciate in mano a sconosciuti o addirittura in mano all’ex marito Claudio Ratti denunciato più volte per violenze.

Se tutto fosse ricaduto solo su Viviana, lei sarebbe tranquillamente rimasta in Italia a morire. Perché purtroppo si sarebbe arrivati a questo.

Ma siccome si stava ripercuotendo tutto sulle figlie che soffrivano fisicamente, psicologicamente e moralmente a causa del padre e del clima che aveva instaurato, e io in questo ne sono testimone, ha pensato che l’unica soluzione per salvarle potesse essere quella di partire in quell’oasi di pace che per i bambini è la Sierra Leone dove tra l’altro erano già state precedentemente avendo trascorso l’anno 2015/2016. A quei tempi addirittura con il consenso del sig. Ratti.

Ora le chiedo: perché Viviana ha deciso di tornare in Italia dopo che era già stata un anno in Sierra Leone? Avrebbe potuto far partire tutte le pratiche di separazione e affidamento dall’Africa, senza tornare. Come era stato consigliato anche da importanti diplomatici.

Ma siccome la nostra famiglia e soprattutto i nostri genitori ci hanno sempre insegnato fin da piccoli il rispetto per la parola data, l’accordo con il marito era per un anno e dopo un anno Viviana è tornata.

Certo, non si sarebbe mai aspettata una situazione del genere: una drammatica escalation di odio, violenza, minacce, pressioni psicologiche da parte dell’ormai ex marito, sempre più incessanti.

Ed ora lei Giudice vorrebbe obbligare Viviana e le bimbe a tornare? Sta mettendo in campo tutte le strategie possibili affinché la si induca a tornare..

Si rende conto di quello che questo vorrebbe dire? 

Morte certa per Viviana e le bimbe.

È proprio sicura di volere questo? Anche a fronte di tutti i casi recenti di omicidio, donne sfigurate con l’acido, etc…?

Io non credo che lei nel profondo del suo cuore voglia questo.

Ma la prego, ascolti il suo cuore!

Dopo tutto quello di cui è venuta a conoscenza ci pensi prima di continuare questo accanimento nei confronti di Viviana che è l’unica vera vittima di questa storia.

Inoltre la prego, non si faccia influenzare negativamente dal curatore Avv. Grazia Ofelia Cesaro che ha un solo e unico scopo: strappare le bambine alla madre così da distruggere la loro felicità.

La invito a riflettere.

Cordiali saluti e che Dio la benedica ma soprattutto la illumini in ogni suo giudizio!

Dr. Samuel Colombo


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Posted on 18/09/2017 in State Of Play

Written by Samuel Colombo

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