SIRIA: combattere la guerra a suon di arte e speranza

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BY SAMUEL COLOMBO

Durante la guerra ci si pongono innumerevoli domande. Molti perdono la fede, la speranza. Sembra non esserci più spazio per forme di socialità, forme di umanità, per non parlare di positività ma soprattutto di felicità, pace, amore.

Come si trova la libertà in un clima di guerra?

E’ davvero possibile?

La libertà è anche e soprattutto una condizione dell’animo umano. Si può avere un cuore libero anche vivendo in una prigione. Certo, il clima che ti circonda non ti facilita ma è possibile trovare o meglio vivere la pace dentro di noi anche con la guerra alle porte.

Ma come?

Semplice: cercando per quanto possibile di esprimere noi stessi, i nostri talenti, quello che ci è sempre piaciuto fare.

E’ quella la chiave per la vera pace, la felicità, la libertà.

Molte volte è proprio nei momenti di acuto sconforto che capiamo davvero ciò che ci rende felici.

E’ ciò che è successo a questi ragazzi della Siria che volevano sentirsi liberi dalle catene della guerra.

E così hanno iniziato a praticare il parkour.

Il parkour, spesso abbreviato in PK, è una disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘90. Consiste nell’eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo vi sia presente con la maggior efficienza di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante, naturale o urbano, attraverso volteggi, salti, equilibrio, scalate, arrampicate, ecc.

Nel parkour ogni ostacolo va superato: qualsiasi barriera diventa il punto di partenza per un nuovo volteggio e una nuova sfida. Ed è attraverso questo sport che un gruppo di adolescenti siriani di Inkhil – 70 km a sud di Damasco – cerca di riconquistare la propria libertà, dimenticando la guerra e gli scheletri degli edifici, ovvero tutto ciò che resta della loro città. Si lanciano dai tetti bombardati, arrampicandosi tra le rovine.

Quando salto mi sento libero – ha spiegato il 18enne Muhannad al-Kadiri all’agenzia Reuters – mi piace farlo con i miei amici, facciamo le gare tra noi”. “Il parkour ci porta lontano dalla guerra e ci fa dimenticare il dolore – ha detto Kadir – mi fa sentire speciale“.

E voi cari lettori che state o non state vivendo la guerra dentro o fuori di voi, vi sentite liberi? Vi sentite speciali?


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Posted on 30/04/2017 in Never Lose Hope

Written by Samuel Colombo

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